Gli splendidi anni ’80. Per molti gli anni dei capelli cotonati e dei maglioni dalle trame discutibili, gli anni del cubo di Rubik e dei primi telefoni cellulari (più simili a mattoni da costruzione). Per altri invece, questo decennio è stato quello scandito dalle imprese dei piloti/eroi del Gruppo B e delle Formula 1 col turbo. Questa passione smodata per le corse e la velocità, spinse le case a creare delle auto che sono poi entrate di diritto nel cuore di ogni Auto Addicted che si rispetti: le cosiddette “bare a 4 ruote“, quelle auto all’apparenza semplici utilitarie, ma che in realtà nascondevano prestazioni letteralmente da brivido. D’altronde se gli Afterhours cantavano “Non si esce vivi dagli anni 80”, il merito è anche loro. Perchè? Beh immaginate di poter avere (generalmente senza spendere una fortuna) a 18 anni un mezzo in grado di raggiungere e superare i 200 Km/h, senza ABS, ESP, Airbag, telai a deformazione controllata e nemmeno l’obbligo legislativo di indossare la cintura di sicurezza. Avete capito no? Bene, ecco la nostra solita, irrazionale lista delle migliori 6 rappresentanti di questa leggendaria categoria.
Volkswagen Golf GTI MK2
Discendente diretta della prima, vera “bara a 4 ruote”, ovvero la Golf GTI MK1. Come la mamma aveva una linea sobria che però “non la raccontava giusta”: sotto al cofano infatti, si nascondeva un 1.8 4 cilindri aspirato, che nella sua ultima edizione a 16V arrivava ad erogare 129 cv a 5.800 giri/min, oppure una versione dotata di compressore volumetrico dello stesso 1.8, da ben 160 cv. Quest’ultima versione fu chiamata GTi G60 e a sua volta declinata in altre varianti ancora più sportive, come la G60 Rallye o la G60 Limited Edition del ’89 (entrambe con trazione integrale Syncro), da ben 210 cv.
Renault 5 GT Turbo
Quest’auto si contende con 205 GTi e Uno Turbo, il titolo di auto ad aver arricchito maggiormente carrozzieri, demolitori, fisioterapisti e…onoranze funebri. Il motivo è presto detto: i tecnici Renault pensarono bene di montare un turbo primitivo e scontroso, su un vecchio 1.4 ad aste e bilancieri e soprattutto su un’auto piccola e molto leggera. Un po come far tirare cocaina a mia nonna. Tutto questo si traduceva in 120 cv di potenza, erogati scorbuticamente tramite le piccole ruote anteriori e in uno 0-100 km/h in soli 7.6 secondi.
Peugeot 205 GTi
Tra i modelli che più hanno segnato un’epoca, c’è sicuramente la 205 GTi. Nella sua carriera ha avuto due “cuori” diversi, entrambi 4 cilindri aspirati: prima un 1.6 con potenze comprese tra i 105 e i 115 cv, poi un 1.9 da 130 . Le versioni differivano anche per alcuni dettagli estetici, come i stupendi cerchi specifici della versione 1.9. Una cosa però avevano in comune: lo stesso retrotreno iperattivo e con istinti omicidi nei confronti dei piloti un po troppo “allegri”. La GTi non ammetteva distrazioni.
Fiat Uno Turbo i.e.
La risposta italica alle terribili francesi fu lei: la mitica Uno Turbo. Quest’auto combinava un 1.3 Turbo a iniezione elettronica (derivata dalla X1/9) da 105 cv ad un peso intorno agli 800 kg. A questo si univa un avantreno abbastanza “agitato”, specie sul bagnato, e uno sterzo a cui non sempre piaceva eseguire gli ordini del guidatore. Tra l’altro il prezzo non elevatissimo la rendeva accessibile ad un pubblico ampio (anche a molti neopatentati) e che spesso non disdegnava di effettuare pesanti elaborazioni al motore. Farsi male a bordo di un’auto non era mai stato così facile. Fu sostituita nel 1989 dalla seconda serie che portava in dote un nuovo 1.4 e 118 cv.
Ford Sierra RS Cosworth
Non era propriamente una sportiva compatta, ma come queste derivava da una tranquilla auto da famiglia e aveva un carattere da vera hooligan. Qui al motore Cosworth YBB da 206 cv, era unita la trazione posteriore e…un mega alettone che ancora oggi ti lascia li a pensare “ma cosa gli è passato per la testa?”. Si rivelò impegnativa da guidare, ma anche molto competitiva nei vari Rally nazionali e internazionali a cui prese parte. Ne furono prodotte 5000, più le 500 RS500 in edizione limitata le quali differivano nella turbina (Garret T31), nell’intercooler maggiorato più altri dettagli “racing style”.
Lancia Delta Integrale
Non era economica come le altre 5 di questa lista, ma come si fa a non citarla parlando di auto sportive compatte anni ’80? “Eh ma il Deltone…” Quante volte avete letto questa frase sui social? Non è solo mitizzazione popolare, perchè nella sua gloriosa carriera rallyistica, la Delta ha ottenuto qualcosa come 6 titoli mondiali costruttori e 4 titoli mondiali piloti: l’auto più vincente nella storia del WRC. E poi ovviamente c’era la sua versione stradale: prima Delta HF 4WD, poi HF Integrale 8 e 16V, il Deltone sposava un 2.0 Turbo (dai 165 cv ai 215 della Evo2) alla trazione integrale permanente con differenziale centrale ripartito 55/45 tra avantreno e retrotreno. Il risultato era una vera e propria “ammazza-giganti”, con una tenuta laterale elevatissima e comportamento…bipolare. Proprio così: la trazione integrale regalava tanta confidenza al guidatore, ma una volta raggiunto il limite, il passo successivo era osservare il mondo al contrario, poi di nuovo nel verso giusto, poi di nuovo al contrario e così via. In pratica come un maestro di Karate: se non esageri ti sorride, se esageri ti uccide.
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