Siamo alla seconda parte di questo racconto riguardante una delle più combattute, romantiche e leggendarie sfide, o meglio faide, che il motorsport abbia mai visto: Ford contro Ferrari, la leggenda di Enzo Ferrari contro il gigante furioso Ford. Se vi foste persi la prima parte cliccate qui .
Le tre GT40 messe appunto per la gara più dura del mondo si dimostrarono da subito velocissime, anche più delle Ferrari, ma nessuno dei tre equipaggi americani resistette alla distanza, il risultato fu di una strepitosa tripletta Ferrari e di un furibondo Henry Ford. L’anno dopo la Ford decise di affidare lo sviluppo delle sue auto ad un uomo che aveva trionfato a Le Mans nella duplice veste di pilota e costruttore: quell’uomo era Carroll Shelby. La GT40 fece l’atteso salto di qualità dominando la 24h di Daytona e la 12h di Sebring, presentandosi così nelle vesti di favorita all’appuntamento francese. La sofisticata e leggera Ferrari contro l’aggressiva e potente Ford: una folla enorme assiepava le tribune per assistere all’epico scontro. La gara fu però ancora una volta una delusione per gli americani, che videro andare in fumo tutte le loro GT40 e conseguentemente anche le loro speranza di vittoria, ancora una volta consegnata alla Ferrari. La stampa americana descrisse quella debacle con il colorito titolo “omicidio all’italiana”. Nel 1966 la Ford, dopo ulteriori enormi investimenti economici, fa debuttare la GT40 Mark II. L’auto consegue due triplette a Daytona e Sebring e questa volta monopolizza il podio anche nella da Bruce Mclaren e Chris Amon, regalandosi un celebre arrivo in parata sul traguardo sotto una pioggia battente.
L’anno seguente lo scontro è ancora più avvincente perché si affrontano due delle auto più iconiche di sempre: la meravigliosa Ferrari 330 P4 e la Ford Mark IV, dalle forme della carrozzeria così innovative da poter essere considerata, più che un’evoluzione delle precedenti GT40, quasi un modello a parte. Le Rosse vincono Daytona (ancora contro le “vecchie” Mark II) e disertano Sebring, dove debutta invece la nuova creatura Ford. La resa dei conti pertanto viene nuovamente a cadere a Le Mans. L’obiettivo della Ford questa volta è quello di essere il primo team americano ad aggiudicarsi la corsa con un equipaggio composto da soli piloti a stelle e strisce, nello specifico l’astro nascente AJ Foyt e il navigato Dan Gurney. La gara stavolta è combattuta ed avvincente ma le P4 di Maranello si arrenderanno proprio all’equipaggio tutto americano della Mark IV. Il trionfo fu così fragoroso che si racconta di come Henry Ford II, pazzo di gioia, iniziò ad accendere i suoi sigari con delle banconote da 100 franchi! La felicità fu incontenibile anche sul podio, soprattutto per Dan Gurney il quale dopo vari ritiri raggiunse l’agognato successo a Le Mans e lo festeggiò spruzzando champagne su chiunque gli capitasse a tiro, iniziando così la celebre tradizione dei piloti automobilistici di festeggiare le vittorie inondando il podio di bollicine. Ford vincerà anche le edizioni 1968 e 1969 della 24h mentre la Ferrari non otterrà più alcun successo sul Circuito de la Sarthe. Questa straordinaria rivalità diede inizio al mito della moderna Le Mans, in cui i maggiori costruttori del mondo investono cifre da capogiro per ideare prototipi specifici per questa straordinaria competizione di 24 ore. Nell’albo d’oro degli anni ‘60 della corsa si annoverano solo due nomi: Ferrari e Ford, i primi hanno dominato fino al 1965, i secondi il resto del decennio. Animati da motivazioni esattamente agli antipodi, Enzo Ferrari iniziò a costruire auto di serie per finanziare le corse, mentre la Ford costruì auto da corsa per vendere le auto di serie, entrambi i costruttori hanno cambiato con la loro rivalità per sempre il mondo delle corse.
Andrea Schinoppi