Digione, 1979 – Il duello rusticano tra Arnoux e Villeneuve

La lunga e tormentata storia del GP di Francia – disputato in sette diverse sedi nel corso degli anni e rientrato in calendario nel 2018 dopo una latenza di oltre 10 anni – ha trovato dimora anche presso il circuito di Digione. Questo mini-circuito situato quasi al confine con la Svizzera ha ospitato per 5 volte la F1 ma, chi si considera un vero appassionato di F1, non può non sapere quel che lì accadde il primo luglio 1979. Quella domenica di fronte a 120 mila spettatori assiepati sulle gradinate andò in scena un duello stile “O.K. Corral” tra Gilles Villeneuve su Ferrari e Renè Arnoux su Renault.

Un duello tanto eccezionale da far perdere la testa anche alla storica, e di solito composta, voce della F1 Mario Poltronieri. Tre giri alla fine, Villeneuve ha problemi ai freni e non ha più gomme mentre l’inseguitore, Arnoux, lo rimonta ma ha anch’egli problemi, al motore, che non pesca più la benzina in certe curve. Le gomme dei due stridono violentemente e si toccano, le due auto si agganciano ripetutamente, percorrono appaiate intere curve e, in particolare in quell’eccezionale ultimo giro, non si sa come, i due riescono a rimanere in pista miracolosamente e non decollare oltre le barriere. I due rischiano l’impossibile, gettando il cuore oltre l’ostacolo, tutto per un dimenticabile secondo posto.

Quasi nessuno ad oggi ricorda infatti chi dei due abbia poi vinto effettivamente il duello né tantomeno che mentre questo show sconsiderato andava in onda Jean-Pierre Jabouille (su Renault) otteneva la sua prima vittoria in carriera, anche la prima in F1 per un motore turbo. Dei vincitori e delle statistiche, per una volta, quel pomeriggio, non importò a nessuno: era appena andato in scena il duello più epico della storia della F1.

 

Paul Ricard, 1990 – La quasi impresa di Ivan Capelli

Prima che il circuito attuale fosse circondato da kilometri di geometriche, ipnotiche e per nulla affascinanti strisce abrasive rosso-blu, sulla pista, a metà strada tra Montecarlo e Marsiglia, in una assolata domenica di luglio del 1990 andò in scena lo show di Ivan Capelli a bordo di una March ribattezzata Leyton House dalla rivedibile livrea celeste-verde. Una vettura che aveva spesso faticato a qualificarsi nei gran premi precedenti ma che era il prodotto dell’allora giovane ed ancora acerbo genio del mago dell’aerodinamica Adrian Newey.

L’avventura di Newey alla Leyton House non fu memorabile ma in quel GP di Francia le sue vetture scalarono sorprendentemente la classifica issandosi addirittura al primo e al secondo posto con al volante il nostro Ivan Capelli ed il brasiliano Mauricio Guglielmin, grazie all’audace piano di percorrere l’intera gara con un unico set di pneumatici. Il sogno del piccolo team britannico di centrare una straordinaria doppietta svanì però a causa dell’affidabilità. Prima Gugelmin fu costretto al ritiro per problemi al motore poi, mentre Capelli stava per coronare il sogno della prima vittoria in F1, si materializzò il suo dramma sportivo. Un leggero calo di potenza al suo motore Judd lo obbligò a gareggiare sulla “difensiva”. Il pilota milanese riuscì comunque a completare la gara, al secondo posto, davanti alla McLaren di Senna, ma fu costretto a cedere la leadership a Prost a soli due giri dalla bandiera a scacchi.

Il “Professore” francese ottenne così la sua quinta vittoria in patria, la terza consecutiva al Paul Ricard, che l’anno successivo avrebbe lasciato il testimone del Gran Premio di Francia alla pista di Magny-Cours. Un successo storico per la Ferrari che centrò il trionfo numero 100 in Formula Uno della propria storia, la prima scuderia a riuscire nell’impresa. Al nostro Ivan Capelli rimase la soddisfazione per aver offerto una delle più grandi prestazioni da “underdog” di sempre e la cartolina di un podio che lo ritrae in compagnia dei mostri sacri di quella F1, Prost e Senna.

Magny-Cours, 2004 – Le quattro soste di Sua Maestà Schumacher

Il mondiale è saldamente nelle mani della Ferrari che si presenta a Magny-Cours avendo vinto 8 gare su 9, tutte con il Kaiser di Kerpen ed il Circus fa ora scalo sul circuito posizionato nel bel mezzo della Francia. Che cosa può offrire di più la Ferrari ai suoi tifosi? Questa è la domanda che circola tra appassionati ed addetti ai lavori alla vigilia. Quel week-end i rivali della Rossa sono il giovane talento asturiano Fernando Alonso e la sua Renault padrona di casa che strappano a Schumacher la pole al sabato e sono forti candidati per trionfare anche la domenica.

Briatore & Co. non hanno però fatto i conti con Ross Brawn e la sua strategia folle e perfetta: fare quattro soste (perlomeno una in più di tutti gli avversari) per scavalcare con il ritmo l’asturiano sfruttando a più riprese la “pista libera” per fare giri da qualifica, date le difficoltà di superare in pista l’arcigno rivale. Nemmeno Schumacher era a conoscenza a priori del piano. Michael svelò infatti di non aver saputo delle quattro soste in programma sino al suo terzo pit-stop. Grazie alla sua ennesima magistrale condotta di gara, a cui ha imposto un ritmo da qualifica costantemente oltre il limite, Schumacher scavalca Alonso dopo la sua seconda sosta e riesce ad accumulare un margine che gli permette di fermarsi una volta in più del rivale mantenendo la testa e ottenendo la nona vittoria su dieci gare!.

Una vittoria questa volta ottenuta non in solitaria ma al termine di una gara al cardiopalma. Mai nessuno, prima di quel giorno, aveva vinto un Gran Premio di Formula 1 con una strategia di quattro soste su un circuito del genere. Un vero e proprio colpo di genio per quello che si candida di diritto come uno dei successi di squadra più belli del nuovo millennio.

Andrea Schinoppi
Tre cartoline dal GP di Francia

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