Non è  la prima volta che un’auto a guida autonoma è andata in tilt causando un incidente e nemmeno la prima volta che questo incidente è stato fatale per qualcuno: quanto successo il 18 Marzo a Tempe in Arizona, dove una Volvo XC90 durante dei test Uber ha investito ed ucciso una donna in procinto di attraversare la strada (sotto il video), ha però fatto parecchio rumore.

Ha fatto parecchio parlare di se questo incidente dicevamo, sia perché di mezzo c’è stata una vittima, sia perché questa è la prima causata da un tamponamento di un’auto a guida autonoma. Tra l’altro guardando la dinamica dell’incidente, la tragedia sembrava senz’altro evitabile, specialmente se si pensa che sensori per evitare tamponamenti simili sono ormai roba diffusa da più di dieci anni sul mercato automobilistico. Ovvio che la tempesta mediatica si sia abbattuta violentemente non solo su Uber, ma anche su Volvo la quale è sempre stata orgogliosa di prestare le proprie auto alle sperimentazioni Uber sul trasporto privato a guida autonoma. Proprio per questo Aptiv, l’azienda che fornisce i sensori che servono alla Volvo XC90 per guidarsi da sola, ha voluto vederci chiaro sulla faccenda simulando in laboratorio l’incidente in questione.

Una XC90 bendata

L’esito del test di laboratorio secondo Aptiv, ha messo in luce essenzialmente due fatti. Il primo è che Uber ha disabilitato i sistemi di sicurezza dell’auto di serie, ovvero i lidar (radar laser) e le telecamere che fanno funzionare l’Intellisafe Assist, sistema che comprende sia la funzione di guida semi-autonoma Pilot Assist che i più semplici sistemi anticollisione. Questo è stato fatto nel test Uber in modo da poter testare il proprio sistema di guida autonoma con specifiche diverse dall’originale. La legge in tal senso non è contraria, prevedendo infatti che i sistemi siano autocertificati dall’ente autorizzato al test e che alla guida ci sia un collaudatore pronto a rimediare ad eventuali malfunzionamenti (sicuramente non come ben visibile nel video). Il secondo dettaglio emerso dai test Aptiv invece, dice in sostanza che una XC90 di serie avrebbe riconosciuto l’ostacolo e salvato la vita alla donna. Come è stato possibile stabilirlo? Semplicemente facendo “vedere” alle telecamere della Volvo le immagini del video dell’incidente: nonostante fotogrammi non propriamente in alta definizione, il sistema Aptiv-Volvo è stato in grado di riconoscere il pedone un secondo prima dell’impatto.

Matrimonio a rischio?

Alla luce di queste evidenze, sarà da vedere se e come cambieranno le relazioni tra Uber e Volvo. A Novembre era stato infatti siglato un accordo che prevedeva la fornitura da parte della casa svedese, di 24.000 XC90 sulle quali poi installare il sistema Uber incriminato. Per ora ai piani alti di Uber tutto tace, in attesa della chiusura delle indagini.

Nell’incidente mortale di Uber i sistemi di sicurezza Volvo erano disattivati

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