Oggi, la vita di un appassionato di auto italiano è oramai più difficile di quella di un tifoso del cavallino. Così come i ferraristi, gli amanti delle quattro ruote italiani perdono, di anno in anno, la speranza di ritornare a sorridere di gioia per la propria passione. Sì perché, Formula 1 a parte, chi ha un sogno parcheggiato in garage, deve sopportare un enorme macigno sulle spalle fatto di spese esorbitanti, Greta Thumberg e moglie/ragazza/resto del mondo, che non comprende l’importanza di quelle quattro ruote.

Quanto mi costi

Che la passione per le auto non sia più un trend come qualche anno fa, lo si evince dalle nostre strade, sempre più affollate di auto anonime, alte e “lente”. Al di là della moda dei SUV – su cui non mi soffermerò in questo articolo – il problema più grande è che mantenere un’auto sportiva è diventata un’impresa titanica. Ci si rende conto già dall’acquisto, con il costo dell’ I.P.T. che facilmente supera i 1000 euro oltrepassando i 200cv, per poi proseguire con bollo e super-bollo (oltre i 185KW), senza dimenticare i prezzi stellari delle assicurazioni, specie per chi – come me – vive al sud.

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A tutto ciò si aggiungono vagonate di soldi per manutenzione e modifiche di varia natura, che, seppur spesi con più leggerezza, hanno un peso rilevante sulla bilancia dei costi. Ovviamente però, la regina delle spese che mette in ginocchio chi ha ancora il coraggio e l’incoscienza di comprare un’auto sportiva, è lei: la benzina. Le accise sul prezzo del carburante, sono il primo fattore che scoraggia tutti gli italiani che si mettono ogni giorno al volante, che siano comuni automobilisti o appassionati. Nel caso di questi ultimi però, è sempre più difficile godersi una vettura performante, anche se non estremamente sportiva, senza pensare a quanto in fretta si consumerà la benzina, pagata a peso d’oro.

Diesel inquinante, elettrico lontano

La fascia dei car-lovers più penalizzata, però, è quella che deve percorrere ogni giorno molti chilometri. Quindi, a meno che non si disponga di un conto in banca con numerosi zeri, guidare quotidianamente un’auto sportiva alle condizioni sopra citate, risulta un po’ difficile, oltre che scomodo e straziante. Così, chi se lo può permettere, opta per una prima auto che consuma poco da usare tutti i giorni, per poi sfogarsi appena possibile con “la macchina della domenica. La restante parte, ha imparato fino ad oggi a convivere con il diesel, che ha trovato il posto nel cuore di molti grazie ad alcune versioni ben riuscite di modelli iconici, che hanno contribuito a creare una gamma non indifferente di Diesel sportivi, permettendo agli appassionati di dormire sonni (quasi) tranquilli per molti anni. Ciò perché, oltre al risparmio alla pompa, alcuni propulsori si sono rivelati sorprendenti per prestazioni, affidabilità e durabilità.

Con il passare degli anni il mondo va avanti e si evolve, e questo è il momento storico in cui le principali potenze mondiali hanno intrapreso una guerra contro questi motori e più in generale contro quelli termici, ritenuti troppo inquinanti. A tal proposito è consigliabile leggere l’inchiesta che ha dimostrato come una Mercedes C 220d produca meno C02 di una Tesla Model 3, considerate ovviamente anche le fasi di produzione e distribuzione.

Quello che è certo, è l’indecisione di chi è costretto a cambiare l’auto, con la benzina alle stelle, il diesel che verrà penalizzato sempre di più nel corso degli anni, l’ibrido che nell’extraurbano diventa un benzina, e l’elettrico, che potrebbe essere forse la soluzione migliore per coniugare performance e risparmio, ma per il quale c’è ancora molta strada da fare. Non vengono citate le auto a GPL e metano, perché è un articolo rivolto a chi sente il cambio come un prolungamento della propria mano, quindi se guidate un’Audi A3 g-tron S-Line e pensate di essere fighi, smettete di leggere.

Viva la.. guida

Per chi invece con le auto ci parla, si confida e si lascia curare attraverso l’urlo di uno scarico – come ho già detto – non è certo un buon momento. Bisogna riconoscere però, la fortuna di essere nati con una passione che, nonostante sia sempre più di nicchia e sempre meno per tutti, lascia dei bei sorrisi stampati sul viso, crea dei legami indissolubili e fa ritornare bambino anche chi ha i capelli bianchi.

Non importa quanti pochi soldi si abbiano, quanto sia ingiusto lo spazio dedicato all’automobilismo sportivo, la Formula 1 monotona di oggi, i vaggari, gli alfisti, la Lancia che non esiste più, i bolli, la benzina, l’elettrico e tutti rompicoglioni che proprio non capiscono cosa significhi amare un’auto. Quello che conta, è mettersi in macchina, che sia una Yaris o una F40, e guidare, creare un rapporto vivo con la propria vettura, e sentirsi bene, esserne compiaciuti, senza il desiderio ossessivo di ostentare bravura o ricchezza.

Buona guida a tutti.

Scritto da
Luca Giaffreda

Il coraggio di amare le auto nel 2019

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